Il Paese della vergogna, album e rappresentazione teatrale del 2009, aveva visto i Gang e Daniele Biacchessi incontrarsi sul palco di tutta Italia per raccontare, con parole e con canzoni, alcune delle storie “vergognose” che hanno attraversato la nostra vita e quella di tutto il nostro dopoguerra. Grande è stata l’attenzione data a questo progetto che ha fatto sì che ai narratori già citati si unisse un altro grande “cantastorie”, Massimo Priviero, capace di grandi tensioni rock insieme a canzoni intrise di passioni, tensioni, dolcezze. Questo originale ensemble, con storie e provenienze differenti (ma obiettivi comuni) può essere identificato come una sorta di mutazione genetica di Woody Guthrie dal punto di vista della proposta musica ma, negli intenti culturali e politici, le loro e le loro voci richiamano la famosa scritta apposta sulla chitarra del novello Omero americano: «This machine kills fascists».