Biografia

Un artista vero e indipendente

Massimo Priviero nasce ad inizio degli anni sessanta e cresce a Jesolo sul litorale veneziano. Dall’ascolto e dall’amore per il folk, il blues e il rock d’autore prende forma la sua cifra  artistica unitamente a una ricerca poetica che ne caratterizza presto suono, scrittura e composizione. Allo stesso tempo, i suoi interessi di vita lo portano da un lato a un tempo di vagabondaggi in giro per l’Europa (“…suonare per esempio Dylan alle fermate di metropolitana o in piccoli club, quando avevo vent’anni, e anche solo vivere “sulla strada” fu una lezione di vita indimenticabile…”) e dall’altro ad approfondire studi letterari e storici all’Università di Venezia dove tra l’altro si laurea in Storia contemporanea. Proprio ciò che chiamereste poetica rock “di strada” nel suo senso più lirico caratterizzerà soprattutto i primi anni della sua produzione musicale. Trasferitosi a Milano alla fine degli anni ’80, dopo aver firmato per Warner Music, nel 1988 incide a Londra e pubblica a ruota l’album d’esordio intitolato San Valentino. Il disco, che inaugura il suo lungo viaggio nel rock d’autore, avrà anche un grande successo.

Nel 1990 esce Nessuna resa mai con la produzione di “Little” Steven Van Zandt, chitarrista e coproduttore di Springsteen e la partecipazione di vari membri della PFM. Al di là dell’ottimo riscontro anche in termini commerciali, questo tempo vede spesso Priviero impegnato anche sul fronte sociale. L’artista e’ per esempio chiamato da “Sos Racisme” per essere il testimonial italiano delle sue battaglie. E’ rilevante l’attività live, con la sua band ma anche insieme a grandi artisti internazionali. Citiamo a memoria, tra le tante del periodo, le performance live insieme a David Crosby.

Nel 1992 pubblica Rock in Italia . Una parte di  produzione artistica è affidata a Massimo Bubola. Seguiranno Non mollare (1994) e Priviero (1998), quest’ultimo con la produzione di Lucio “violino” Fabbri.

In quegli anni era difficile spiegare che avevi scelto tu di uscire dal gioco delle multinazionali della musica. Prima di tutto perché non eri un uomo in vendita e perché eri scomodo e dicevi quel che pensavi. Detto in due parole. Non andare più in televisione e non sentire più le tue canzoni nelle radio commerciali voleva dire per la massa che tu sparivi o che non eri diventato la grande star come sembrava dovesse succedere.  Questo era. Ma, a torto o a ragione, sentivo che era  la scelta giusta per me. Volevo vivere dei miei dischi e dei miei concerti. Il resto, comprese etichette discografiche grandi o piccole, manager, produttori eccetera eccetera veniva molto dopo e contava per me molto poco. Fama e successo per come è declinato in un certo mondo mi interessava davvero poco.

Nel 2000 esce Poetica, nel 2003 Testimone e nel 2006 Dolce Resistenza. In quest’ultimo lavoro, inizia la collaborazione col chitarrista Alex Cambise che lo affiancherà poi per molto tempo. In Rock & Poems, 2007, Priviero reinterpreta i grandi classici dei ’60-’70: da Dylan a Waits, Fogerty e tanti altri. Nel 2009 esce l’antologia Sulla strada  pubblicata, come accaduto anche per molti suoi precedenti lavori, in vari paesi europei e non solo.

Nella primavera del 2010 esce il primo live ufficiale con DVD allegato intitolato Rolling Live a timbrare i numerosi tour dell’artista. Energia. Impatto emotivo. Rock d’autore nella sua cifra più alta. Voce. Forza di vivere. E a tirare anche un po’ le somme anche dal punto di vista dei numeri, più volte i suoi album sono comparsi nei top 50 delle classifiche ufficiali di vendita. Esce in questo periodo anche un libro/biografia su di lui scritto dallo scrittore e giornalista Matteo Strukul intitolato Nessuna resa mai; La strada, il rock e la poesia di Massimo Priviero.

Priviero si dedica in questi anni anche a spettacoli di musica e teatro civile (citiamo tra gli altri ”Dall’Adige al Don” insieme allo scrittore Roberto Curatolo, le “Storie dell’altra Italia”, firmato coi Gang e Daniele Biacchessi fino al più recente concept sull’emigrazione italiana nel mondo tra ieri e oggi) e incide, servendosi però di uno pseudonimo, anche alcuni album di musica gospel con taglio davvero originale che ottengono ottimi riscontri.

Nel 2012 esce l’album Folkrock, realizzato con il violinista Michele Gazich, un viaggio acustico che rilegge e reinventa alcuni classici della musica internazionale. Nel settembre del 2013 pubblica Ali di libertà,  un nuovo album di inediti sempre in bilico tra rock d’autore e poesia, denso di tracce autobiografiche. Chiude il lungo tour, in Italia e non solo, con un sold out all’Alcatraz di Milano, registrato e successivamente pubblicato con il titolo Massimo.
A fine 2014 insieme a un gruppo di musica etnopopolare (i Luf), realizza un lavoro di musica e memoria intitolato Terra e pace dove vengono rilette le più celebri melodie della tradizione alpina italiana.

Numerosissimi in tutti questi anni, oltre ai concerti, i riconoscimenti di pubblico e di critica, insieme ai premi ( citiamo solo. Premio Lunezia e Premio Enriquez, tra i tanti) ed è più volte ospite dell’Ariston per il Premio Tenco. In tutto questo, l’artista rimane sempre fedele ai suoi principi poco inclini al compromesso, rinunciando spesso ad apparire e restando per scelta fuori da logiche commerciali. “ …Amo scrivere e incidere la mia musica. E amo incontrare quella che chiamo la mia gente ai concerti. Tutto il resto mi interessa davvero poco. Se elencassi le occasioni di grande visibilità, festival compresi, che ho declinato la gente mi prenderebbe per pazzo. Forse avendo anche un po’ di ragione visto come gira il sistema. Solo che, pur nella mia fragilità esistenziale, mi porto dentro valori di vita  che cerco a mio modo di non tradire mai. Naturalmente, ho le mie idee sul mondo e sul tempo che viviamo. Oltreché naturalmente sulla musica d’autore. Solo che quasi mai queste mie idee coincidono con la vulgata comune. In aggiunta, non sono di mio per niente “politicamente corretto” e in più odio il nepotismo diffuso del nostro paese. Anche se faccio del mio meglio per non giudicare, credo di saper distinguere sufficientemente bene quello che conta, intendo quel che per certo conta per me, e quello che invece considero il nulla”   

A fine 2017 esce All’Italia, un concept che omaggia storie di vita degli italiani di ieri e di oggi, vero atto d’amore per il nostro paese. Segue un lungo tour, italiano e non solo, che terminerà a Città del Messico dove è invitato dall’Università e dall’Istituto di cultura italiano, dopo esser comunque stato precedentemente in vari paesi come Spagna, Francia, Belgio e  Croazia. Alla fine del 2018 celebra 30 anni di carriera nella prestigiosa cornice del Teatro della Triennale di Milano. Le canzoni di “All’Italia” diventano colonna sonora del docufilm Italia Addio non tornerò , tra l’altro presentato al Senato della Repubblica oltre che in vari istituti di cultura italiana del mondo.

Durante questo periodo, scrive di getto il libro Amore e Rabbia che esce nella primavera del 2019. Un mix di autobiografia, romanzo e percorso di autocoscienza scritto durante un inverno in riva al suo mare d’alto Adriatico in un ideale ritorno a casa. Amore e Rabbia arriva come un’ipotetica autobiografia in musica. Le numerose presentazioni si trasformano in un vero e proprio spettacolo di parole e musica che viaggia parallelo ai concerti.

Nel 2021 esce Essenziale. Di matrice prevalentemente acustica, con forti tinte esistenziali e scritto durante il tempo dell’epidemia. Con la felice collaborazione negli arrangiamenti del cantautore Riky Anelli. Forza e fragilità in splendido equilibrio ad alto impatto poetico dove scrittura e vocalità toccano il loro punto più alto. La rivista Buscadero, che più volte in passato aveva votato i suoi album come dischi dell’anno, lo definisce, lo fa Paolo Carù il fondatore e direttore, “la voce più bella e più vera del rock d’autore italiano”. A lui, fatto rarissimo per un italiano, è data la copertina.

Arriviamo infine ad oggi. A un 2024 che porta l’artista a pubblicare un nuovo album di inediti intitolato Diario di vita. “E’ una sorta di viaggio che avevo in testa da tempo. Un bambino che diventa ragazzo e poi uomo. Sogni perduti e cercati. Cadute e ripartenze. Forza di vivere. Introspezione e condivisione. Rock d’autore tirato ed elettrico. Struggimento e carezza acustica subito dopo. Condivisione di un modo di stare al mondo non solo musicale. Fotografie nitide. Di ieri di oggi e di domani. Autobiografico certamente. Ma di vita sovrapponibile spesso a chi ha fatto e fa con me un viaggio esistenziale non distante”.

In generale, a fare in due parole le somme di una produzione ormai più che trentennale,  Massimo Priviero ci arriva come il ritratto di un artista e di un uomo profondamente “vero”. In equilibrio con cuore e mente. I suoi live, in particolare, sono spesso un’esperienza forte ed emotiva che scavalca parecchio il fatto musicale. Se poi volete anche far due conti, è artista che ha pure venduto in carriera parecchie centinaia di migliaia di copie. In Italia e non solo. Restando però sempre fedele alle ragioni della sua musica e ad uno specifico modo di stare al mondo. “… La cosa che amo di più resta la possibilità che mi è data di entrare, con dischi e concerti, in un frammento di vita di chi mi cerca. Con loro spesso condivido anche un modo di vivere  al di là della musica. Aggiungi che in fondo il mio rock d’autore è ancora un fatto parecchio emotivo, sia che questo si traduca in performance di band che in solo. Certo nel corso del tempo tanto è cambiato. Non serve neppure star qui a far elenchi di questi cambiamenti. Che sono in quel che è intorno e che viviamo prima di tutto. Ma l’essenza di vita, i valori e la forza che mi spingono avanti sono ancora ben scritti dentro di me”.

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